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Una storia
di famiglia

La storia dell’azienda è legata in maniera indissolubile a quella della nostra famiglia, e all’amore tramandato per questa terra. Il filo conduttore tra le generazioni è rappresentato dal rifiuto dell’utilizzo della chimica di sintesi nei terreni, una scelta che ha sempre orientato la nostra attività, consentendoci di preservare e favorire la biodiversità.

 

Oggi l'Azienda Agricola Clara Marcelli si estende su 40 ettari, di cui soltanto 10 vitati; il resto è coltivato a seminativo, uliveti e bosco. La conduzione è affidata ai fratelli Emanuele e Daniele Colletta che, avvalendosi dell’esperienza delle generazioni passate, danno vita a vini connotati da una forte identità territoriale, prodotti artigianalmente, nel rispetto della Natura.

• Anni: '60 L'acquisizione dei terreni.

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Erano i primi anni sessanta, quando il nonno Giuseppe Colletta riscattò i terreni che aveva lavorato come mezzadro, diventandone proprietario e intraprendendo un viaggio che conduce fino ai giorni nostri.

• Anni '70: L'impianto Montepulciano

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Bisognerà attendere gli anni settanta per l’impianto di un particolare clone di Montepulciano, che rappresenta ancora oggi un vero e proprio tesoretto clonale dell’azienda, per qualità e rarità.

Anni '90: Nasce l'azienda

 

Nel 1992 i genitori degli attuali titolari inaugurano l’Azienda Agricola Clara Marcelli, sin da subito certificata in biologico e orientata alla valorizzazione dei vitigni autoctoni del Piceno.

Anni 2000: La nuova cantina

 

Il 2005 è l’anno della realizzazione della nuova cantina. Progettata per ridurre al minimo l’impatto ambientale, la struttura ha un’ampia e moderna sala di vinificazione. Il 60% della superficie dell’edificio è interrato, per favorire il mantenimento della temperatura e dell’umidità interna. Inoltre, è dotato di un impianto fotovoltaico con cui autoproduce l’energia necessaria al processo di produzione aziendale

Ultimi anni: L'impianto nuovo bosco

 

Recentemente, sono stati impiantati 6 ettari di superficie boschiva, fino a raddoppiare il complesso destinato al bosco. Questa scelta consente di limitare il dilavamento dei terreni, dovuto alle lavorazioni, e di riequilibrare il consumo di CO2 generato dall’utilizzo dei mezzi meccanici.

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